Una persona è codipendente quando si fa condizionare in modo eccessivo dal comportamento di un altro (partner, genitore, amico, figlio…) ed allo stesso tempo cerca di controllarlo in modo altrettanto esagerato. Questa condizione si può verificare quando si vive con un soggetto tossicodipendente o alcolista.
Per affrontare queste modalità relazionali che sono disfunzionali e che a loro volta determinano comportamenti disfunzionali bisogna per prima cosa riconoscerne l’esistenza e poi iniziare un percorso di cambiamento del proprio modo di rapportarsi con gli altri.
Raggiungere la consapevolezza delle caratteristiche che mantengono la codipendenza dal familiare cocainomane porta a poter riconoscere l’esistenza dei propri bisogni e a comprendere la responsabilità che si ha nel determinare e perpetrare la dinamica alla base della codipendenza.
A questo punto le reazioni del soggetto, che si rende conto di come la propria esistenza sia condizionata negativamente dal familiare, presenta reazioni che possono essere:
- di rabbia, con frequenti pensieri negativi rivolti verso se stessi o verso gli altri: ci si sente colpevoli, stupidi, soli ecc.. ma che portano ad attivare risorse per affrontare la situazione e riprendere in mano la propria vita.
- o di resistenza a qualsiasi percorso terapeutico, preferendo rimandare e sperare che la situazione cambi spontaneamente.
Frequentemente, quando uno dei due decide di “evolvere”, ovvero mette in atto dei comportamenti che gli permettono di iniziare a superare il proprio bisogno di dipendenza dal partner, l’altro si sente inevitabilmente tradito e abbandonato, in quanto sente il venir meno di quella relazione che lo faceva sentire al sicuro. Infatti questo tipo di relazione disfunzionale, come tutte le relazioni patologiche, non prevede cambiamenti, ma equilibrio, staticità, dipendenza.
Chi invece decide per un percorso realmente terapeutico attua il cambiamento, decide di interrompere il meccanismo della dipendenza affrontandone le conseguenze sul piano emotivo. Inizialmente la sensazione di sofferenza e di vuoto dovuta alla mancata abitudine di prendersi cura dell’altro metterà a dura prova il soggetto che, se riuscirà a controllare la tentazione di “tornare indietro”, progredirà verso il cambiamento costruttivo.
Tiziana Bussola, psicologa e psicoterapeuta, negli ultimi 25 anni si è occupata della cura di persone con patologie della dipendenza, in particolare di soggetti cocainomani integrati socialmente.
Ha coadiuvato sperimentazioni e ricerche nell'ambito del trattamento ambulatoriale di pazienti con dipendeza da cocaina.
La Relazione OEDT OSSERVATORIO EUROPEO DROGHE del 2012 stima che circa 15 milioni e mezzo di persone abbiano sperimentato cocaina almeno una volta nella vita.
Sono le classiche persone della porta accanto, persone normali con una patologia: la dipendenza da cocaina.